Spostati Nano di Merda!

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giovedì 9 febbraio 2012

IL NUOVO INCONTRO

La morte di Soveliss fu un avvenimento inaspettato, assolutamente al di la della comprensione dei suoi compagni. Ovvio, erano tutti avventurieri, sapevano che la morte poteva attenderli ad ogni passo, dietro ogni pietra e ogni anfratto che loro esploravano, ma la perdita di una persona così vicina fu un evento drammatico, quasi irrealistico.

Avevano assistito alla sua prima caduta e alla sua redenzione, avevano visto come il male che albergava dentro di lui era sparito, scomparso come un brutto sogno, dentro la notte che tutto dimentica, che si nutre di paura e incubi.

Avevano visto che c’era possibilità di redenzione per tutte le creature e avevano cominciato ad apprezzare il giovane elfo, con quel modo di fare molto pomposo, quasi nobile - che purtroppo contraddistingue la sua razza, ma allo stesso tempo anche poco esigente, senza chiedere gli agi e le comodità che avrebbe potuto pretendere.

Non aveva legato in maniera stretta con nessuno di loro, anche se per ognuno aveva trovato un modo per rendersi utile, portando informazioni, assistendo carcerati, proteggendo e incantando quello che passava loro davanti. L’esplosione della torre rimarrà sicuramente impressa negli occhi di quelli che erano con lui in quel momento.

Morì cercando di fermare Solas, il malvagio essere che imperversava nella regione. Avevano appena fermato una schiera di non morti, guidati dai chierici del Tempio, quando Solas, mascherato da vecchio monaco, provò ad allontanarsi. Soveliss lo seguì, cercando di convincere il monaco a tornare indietro con il gruppo, in modo da dar lui protezione e sicurezza.

Purtroppo il monaco riuscì a toccarlo, evidentemente con l’intenzione di sondare il suo animo e vedere se mentiva. Soveliss non poteva immaginare che nel suo tocco si nascondeva un incantesimo più potente di quello che si sarebbe aspettato, il gesto non era a lui familiare, abituato a magie più appariscenti e poco convinto dell’azione degli dei nelle magie del quotidiano.

La morte giunse a lui in fretta, senza possibilità di scampo. Il suo corpo si accasciò, fragile come un cristallo, effimero come la rugiada dopo una notte di pioggia. Cadde con banale solennità, a braccia aperte, sparpagliando gli oggetti che aveva nella sacca intorno a se, quasi a formare una squallida corona attorno al suo capo.

Il suo animo vide tutta la scena, mentre gli occhi si velavano e si chiudevano un ultima volta, mentre lui riconosceva la sensazione che aveva provato un’unica volta, quando si era trovato al cospetto di Heironeuos. Il suo spirito vide i suoi amici che correvano verso di lui, vide il loro sguardo stupefatto che guardavano il suo piccolo corpo, disteso a terra come una foglia ai primi freddi dell’autunno.

Fu sepolto in maniera semplice, sotto un cumulo di terra nel bosco, a legame di quello che i boschi erano per lui, il suo luogo di nascita, il suo luogo di eterno riposo. Il posto fu benedetto, e i paladini pregarono per la sua anima, mentre Iria e Cora stavano in disparte, silenziose e con i cappucci alzati sopra la testa. Non avrebbero pianto, Soveliss era per loro ancora un mistero, però una nota di dispiacere avanzava nel loro animo.

Una volta terminate le esequie, lo spirito di Soveliss si girò, allontanandosi tra gli alberi. Dopo un breve cammino, dove non sentì fatica, si trovò dinnanzi a una piccola porta, adornata da ghirlande di pungitopo, che emanava una luce soffusa dal suo interno. Vedeva distintamente le rune intagliate sull’architrave, mentre le colonnine che reggevano la struttura sembravano fatte da argento liquido, da tanto erano cangianti e mutevoli. Esse passavano da un motivo semplice, fatto di piccole foglie scolpite a formare un ramo infinito, a figure più complesse, di draghi d’oro e d’argento, uniti in una danza eterna. La porta era priva di pomello, ma Soveliss era sicuro che l’avrebbe trovata aperta.

Spinse i battenti, e la luce si espanse per un largo tratto attorno a lui. Notò con un certo piacere che la luce lo attraversava senza sforzo, non lasciando ombre e non preoccupandosi di lui. Oramai era sicuro di quello che sarebbe successo.

Entrò, guardandosi indietro un’ultima volta, lasciando che il suo sguardo girasse benevolo nello spazio e nel tempo, osservando i suoi amici che avanzavano, ignari del pericolo che portavano con se. Era sicuro che ce l’avrebbero fatta, sperava di non dover accogliere nessuno di loro. Si rigirò e non vide più nulla in questo reame mortale, mentre l’animo entrava per la prima volta nella volta dei celesti. Finalmente avrebbe capito tutto e la sua fame di conoscenza sarebbe stata placata.

Era finalmente felice.

3 commenti:

  1. Commovente.
    La parte finale, l'ultima camminata, il cancello verso l'eternità... davvero commovente.
    E ancor di più l'istante della morte, l'uccisione di per sé squallida e priva d'ogni sentimento da parte di Solas: descritta magnificamente.
    Bravo!

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  2. le migliori ispirazioni si hanno in università... grazie per i commenti benevoli!

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