Le esequie di Iria furono celebrate nel cortile dietro la chiesa di Pelor, entro il recinto del piccolo cimitero. Non fu facile la scelta della funzione da officiare, dato che non era rimasto più nulla del suo corpo, tranne quell'unico ciondolo che aveva rappresentato il suo - seppur improbabile - legame con Heironeus: i paladini e il loro maestro erano unanimi nell'intenderlo come segno, manifestazione della potenza stessa del loro dio.
Cora, com'era logico aspettarsi, decise di tenere per sé il ciondolo, a ricordo di Iria, ma dovette scontrarsi con i paladini, i quali non potevano tollerare che un simile artefatto andasse in mano ad una miscredente. Ma le argomentazioni dell'astuta halfling fecero cessare ogni lamentela: l'amicizia era un nobile sentimento, sacro quasi - si sforzò - quanto la fede.
Per la funzione Cora propose di costruire un piccolo tumulo con pietre benedette. Una volta eretto ci mise in cima il pendaglio. Alcune parole sacre vengono dette; altre cariche d'affetto e tristezza vennero pensate. Infine, con le dite bagnate delle lacrime, Cora afferrò il pendaglio e se lo mise al collo.
E subito sentì come un brivido pervaderla dentro le ossa; l'aria quasi impercettibilmente le vibrò attorno; e una nebbiolina perlacea la circondò, si espanse e in ultimo si dissipò.
I paladini si osservarono sgomenti, ma dopo aver visto il loro dio attraverso le vestigia mortali di quella drow solo un giorno prima, in cuor loro ognuno attribuì quell'evento al mistico ciondolo e ad una fede potente seppur nascosta della drow; o forse che lo stesso Heironeus si stesse manifestando e stesse dando a tutti loro la sua benedizione. Acquietati che furono i loro animi, fecero per rompere il circolo attorno alla tomba quando una risatina e una voce maliziosa riecheggiarono familiari: "vi ringrazio per questa funzione spartana ma sincera: è di certo ciò che desideravo per le mie esequie".
Iria. Stava seduta in una posizione improbabile sulla pila di pietre. La sua figura era traslucida, come se fosse fatta di nebbia, ma ciò che più stupiva era il sorriso sul suo volto dalla pelle grigiastra, una maschera di ceramica scura in cui occhi gialli brillavano come lucciole. I paladini non percepivano alcuna minaccia, nemmeno quella malvagità residua propria dei geni malsani dei drow. Al contrario, una sensazione di pace si espandeva da quella visione evanescente.
Cos'era successo? Iria era stata disintegrata, le sue spoglie mortali erano state polverizzate, in maniera definitiva, e lei si era ritrovata al di là.
Heironeus ne aveva reclamato l'anima, anche se dovette contendersela con altre divinità. Ma fu proprio il modo in cui Iria era stata uccisa a decretare a chi sarebbe appartenuta: non era più una drow, dato che non esistevano più tracce fisiche della sua natura, quindi Lolth era stata scacciata; non era più un'adepta del culto del male elementale, perché proprio da un suo sacerdote era stata distrutta, quindi Taridzhun era stato bandito; non era più una creatura della montagna e dell'inverno, perché la sua volontà e le sue scelte erano state spazzate via assieme alla sua vita terrena, quindi anche Telchur s'era allontanato. Solo l'anima era rimasta, solo un'unica scintilla, quello spirito di orgogliosa benevolenza che aveva, inizialmente con riluttanza, curato e deciso di nutrire dentro di sé, quindi solo Heironeus era rimasto.
E Heironeus richiamò l'essenza di Iria e lei si ritrovò puro spirito di fronte al dio.
"Di nuovo", aggiunse lei.
"Questa volta è diverso; questa volta non esiste altro di te, solo", l'abbracciò completamente con la sua potenza, "questo".
Iria si guardò, o piuttosto percepì se stessa e comprese che era giunta la fine delle sue peregrinazioni. E subito un impeto di forza misto ad ira la sopraffece, e come un unico boato investì la magnificenza del dio con i suoi pensieri.
Heironeus la guardò, o piuttosto la percepì, e comprese ancora più profondamente il vero desiderio dentro quell'anima tormentata. Comprese quanto fosse stato straziante per lei una dipartita senza redenzione; come la sua ricerca per una nuova identità non fosse infine mai approdata a nulla; e quanto questo desiderio insoddisfatto avrebbe perseguitato e torturato quell'anima per le ere a venire. Comprese quale pericolo si celava dietro a tutto ciò, in un'esistenza superiore circondata da dei malevoli e infidi. E decise di proporle una rinascita, simile a quella che ebbe anni prima, ma questa volta invece di uscire dal buio delle caverne, le propose di uscire dalle sue membra e di tornare nel mondo come puro spirito, come drow - sì - nell'aspetto, ma nell'animo elfa come era stato deciso sin dalla notte dei tempi dalla volontà del grande creatore.
voto 10!
RispondiEliminaGrazie Franz, ci apprezziamo sempre vicendevolmente i nostri lavori.
EliminaCome avrai capito, questo è il mio "nuovo" personaggio. Tu che fai?
un pestifero gnometto, ladro arcano... Capelli rossi e poteri levitanti a seconda dell'umore. Proviamo!
RispondiEliminaAh, quanti ricordi mi fai tornare alla memoria!
EliminaMi domando quando "vivranno" questi nuovi PG...
il mio 3 sessioni al massimo, e morirà in un esplosione di un muro.
RispondiEliminaOh, che tragico.
EliminaSpero, però, che nel momento di quell'evento il muro non sarà stato incantato, né che l'esplosione sarà di origine magica.
con la fortuna che abbiamo sarà un muro con tocco fantasma.
RispondiEliminaDoh!
Eliminai vostri personaggi durananno poco. ho già messo sulle tue tracce ieria un Inquisitore e sulle tue gnomomalefico un golem d'argilla (cit tratta direttamente da praga)
RispondiElimina(citazione, tra l'altro, incomprensibile... vedi di fare meno typo, ovvero errori di battitura, quando scrivi! Me santo!)
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