KOOS
In gioventù il mio più grande desiderio è stato quello di seguire le orme di mio nonno. Lui era un potente guerriero, al servizio del Re, con terre, cavalli e ricchezze. Quel che più mi attirava della figura di mio nonno era la sua incrollabile volontà, il suo sprezzo del pericolo e la sua pietà nei confronti dei nemici catturati. Con lui il Regno prosperò e giunse la tanto agognata pace con le altre nazioni. L'ultima immagine che ho di mio nonno è lui, ormai anziano, ma ancora con una gran voglia di lottare per i suoi ideali in groppa al suo destriero che andava a fronteggiare le orde di goblin che avevano invaso il paese dal nord. Purtroppo, un po' per l'età, un po' per la Sorte, non ritornò mai dalla spedizione. I suoi compagni d'arma lo videro distintamente cadere circondato da quelle orrende bestie.
Provarono la notte a recuperare il corpo del loro condottiero, ma furono scoperti e costretti alla fuga, proprio quando stavano per riprendere la salma. L'unica cosa che sono riusciti a recuperare dall'accampamento (che Heironeous li benedica) fu la sua armatura, una splendida corazza di piastre con sbalzato sopra l'effigie della nostra divinità, il Sommo Heironeous, che sempre sia lodato.
La spada di famiglia, tramandata da generazioni, forgiata dai nani per i miei antenati fu smarrita, probabilmente depredata dai goblin sopravvissuti. Prego giorno e notte Heironeous perché esaudisca la mia preghiera, aiutandomi a recuperare quella sacra lama. La spada avava inciso sopra il nome del mastro forgiatore che l'aveva creata dal puro acciaio, Furgon, mentre sul pomolo stava la saetta di Heironeous, come monito per i nemici del bene.
All'epoca di questi avvenimenti erano passate dieci primavere sopra la mia testa. A quel tempo era giunto il momento di decidere il mio futuro. Fedele alla tradizione di famiglia, fui accolto a braccia aperte nei ranghi dei Cavalieri del Regno, il potente organismo devoto alla salvezza dei nostri sommi ideali. Nelle caserme dove avrei vissuto gran parte della mia fanciullezza c'erano una gran accozzaglia di individui, di ogni tipo e posizione sociale: c'erano i rampolli della migliore nobiltà, sempre schivi e silenziosi, solerti a combattere e a difendere l'onore della loro famiglia, i figli del popolo, gran lavoratori, sempre pronti a accogliere con canti di gioia la buona riuscita di un'impresa del loro eroe e infine c'eravamo noi, figli di cavalieri e di boiardi, ben consci che il nostro ricordo sarebbe sopravvissuto solo se le nostre imprese fossero state degne di lode.
Inoltre per ogni individuo c'era un comportamento: ubriaconi, avidi, giocatori d'azzardo, ma anche solerti fedeli, pii e umili. Tutte le sfaccettature della nostra società erano presenti nella piazza d'armi, pronti a difendere con le parole e con la spada i loro ideali.
Tra questi c'era una categoria a parte di combattenti: quasi emanavano luce propria, tanto erano splendenti. Erano tutti pesantemente corazzati, portavano elaborati scudi e armi lucenti. Non ve n'era uno che non fosse bello come una divinità. Si facevano chiamare Crociati.
La loro missione su questa terra, dicevano, era quella di seguire il bene e di portarlo ovunque fosse stato necessario, sia con la lama che con la voce. Erano soliti parlare prima di agire, con una parola buona per tutti, sempre pronti a difendere i più deboli o gli oppressi. Non ne ho mai visto uno ubriaco o sotto l'effetto di qualche droga, era sempre irreprensibili, ma giusti e non si curavano mai del loro profitto, pur di far valere la loro morale sopra tutto.
Gran parte di loro riverivano Heironeous, il dio del Valore. Erano sempre pronti a sobbarcarsi una cerca o a difendere qualche popolazione oppressa: implacabili con i nemici, non li ho mai visti però negare la grazia a un malvivente pentito.
In loro c'era qualche goccia di potere divino, poiché le loro capacità in combattimento erano ben oltre di quelle di un semplice guerriero. Avevano la capacità di curare un alleato ferito semplicemente toccandolo, non li ho mai visti ammalati o soffrenti a causa di un epidemia e in loro era insito un innato potere taumaturgico, per il quale potevano guarire e curare un malato da qualsiasi tipo di malattia, magica o naturale.
Quasi tutti avevano un cavallo o una bestia da soma: tale animale sembrava sempre più intelligente tra i suoi pari ed era dotato inoltre di alcuni poteri innati che nelle leggende sono attribuibili solamente agli angeli o ai protettori dei cieli.
Inutile dirlo: erano come mio nonno da giovane ed io me ne innamorai.
Una volta preso coraggio mi avvicinai a loro e chiesi se potevo entrare anche io in quell'ordine così splendente e munifico. Purtroppo anche la gentilezza infrange i sogni. Mi dissero, in maniera molto garbata, che non si poteva “entrare” nell'ordine, ma bisognava essere chiamati dalla divinità, che solo Heironeous in persona poteva conferire o risvegliare la vocazione in un individuo per farlo divenire come loro.
Purtroppo ne uscii devastato. Passai mesi a piangere sulla mia cattiva Sorte. Divenni svogliato e stanco, mangiavo a malapena, non parlavo mai. Il maestro cavaliere era sinceramente preoccupato del mio destino e un giorno venne a parlarmi. Mi ricordo ancora distintamente le sue parole:
“Senti Koos, la vita è troppo breve per essere buttata via su sogni infranti. Devi riscuoterti dal tuo torpore, prendere la Sorte per le corna e sconfiggerla. Solamente se deciderai di fare della tua vita ciò che TU vuoi essa ti sorriderà, altrimenti verrai solamente sommerso dagli eventi e il tuo nome sarà presto dimenticato.”
Ovviamente aveva ragione. Passai altre cinque primavere a rafforzarmi nel corpo e nello spirito, pregando ogni giorno affinché l'Invincibile Heironeous decidesse di annoverarmi tra i suoi eletti.
Finalmente, dopo una notte di preghiera ricevetti la Chiamata!
Mi accasciai esausto sopra l'altare e per sbaglio mi assopii. In sogno mi apparve un essere dorato, dotato di ali, che suonava una tromba d'oro puro. Al suo seguito una folta schiera celeste e nel mezzo Lui, Heironeous, che mi sorrideva e mi tendeva la sua mano. Poi, con voce roboante, disse:
“Koos!!!!! Io sono Heironeous, l'Invincibile! Ti ho osservato a lungo, notando i tuoi progressi nella fede, la tua incrollabile fiducia nel prossimo e il tuo ardore nella lotta per sconfiggere le forze del male. Ora ti chiamo tra le mie schiere, per servirmi e proteggere chiunque chieda il tuo aiuto. Da me rinascerai, pronto a sconfiggere il male e le sue tentazioni. Da me riceverai protezione e potere, per meglio adempiere al tuo luminoso destino! Destati Koos e vai a compiere le meraviglie per cui sei stato predestinato!”
La mia gioia il mattino seguente era indescrivibile. Corsi per tutto il complesso e la piazza d'armi saltando e gridando a squarciagola. Corsi dai Crociati, annunziando loro la mia visione! Erano li, tutti riuniti ad aspettarmi. Sulle loro facce si leggeva solo stupore, meraviglia e somma gioia. Mi spiegarono che Heironeous era apparso in sogno anche a loro, annunciando l'arrivo di un fanciullo, destinato a essere grande. Tale ragazzo sarebbe arrivato con grande strepito, portando gioia nei cuori.
Mi vestirono con candide vesti, mi diedero una nuova spada e rincominciarono il mio addestramento dalla base: le arti marziali erano molto sviluppate in me e non occorrevano di altre rifiniture. Mi istruivano nella fede e nei dogmi dell'Invincibile, con la speranza che essi mi sarebbero stati utili per un domani.
Ero raggiante. Mai come ora mi sentivo così completo e soddisfatto, ero nei miei giorni migliori: la mia vocazione al bene, unita alla dedizione che riuscivo a mettere nelle cose mi portavano al di là del normale essere umano: ero semplicemente straordinario.
Passarono così altre cinque primavere sopra la mia testa. Mi ero fatto un bell'uomo: alto, biondo e con uno sguardo incrollabile, pronto a reggere le sorti del bene nelle mie mani. Le poche volte che la mia famiglia veniva in visita alla fortezza erano per me motivo di grande gioia. Mio padre mi esortava a continuare la mia vocazione, di essere irreprensibile e saldo nella fede, mia madre vedeva in me i connotati di suo suocero, che tanto l'avevano colpita in gioventù.
Raggiunte le venti primavere ricevetti il congedo dalla fortezza: il Re in persona venne a darci il saluto, passando davanti a noi perfettamente schierati: quale esempio di forza e di incorruttibilità eravamo.
La cerimonia che però più mi ha colpito è avvenuta nel tempio di Heironeous, dove il mio grande maestro, nonché capo dell'ordine mi congedò, affidandomi la mia prima cerca, il mio primo dovere nei confronti dell'Unico. Avrei potuto comunque ritornare nella fortezza ogni qual volta avessi avuto bisogno di un aiuto o di un consiglio, sia materiale che spirituale. Il maestro mi disse:
“Va. Che l'Unico ti porti sotto le sue ali e che tu non possa mai avere timore delle sfide che dovrai compiere. Arduo sarà il tuo cammino e difficile la strada che hai intrapreso, ma non ho dubbi che l'Invincibile abbia fatto una saggia scelta nell'accoglierti nelle sue schiere. I suoi disegni sono imperscrutabili, ma sono sicuro che ovunque lui abbia voglia di dirigerti tu darai sempre il meglio di te, mostrando a tutti la tua fede e il tuo incrollabile coraggio.”
Con me portai solamente le mie vesti, l'armatura di mio nonno che ho indosso tuttora, il suo scudo e i sacri simboli di Heironeous. Nel mio zaino c'era solamente il necessario per sopravvivere per poche settimane e l'equipaggiamento da alchimista che mi ricordava i dolci momenti giovanili.
Abbandonai la fanciullezza e entrai nel mondo da adulto, da Crociato, pronto a portare la luce del bene ovunque fosse necessario, pronto a estirpare il male in tutte le sue forme.
Quindi, se ho capito bene, mi hai ceduto l'armatura del nonno di Koos??
RispondiEliminaNO! quella era un cubo gelatinoso!
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