Spostati Nano di Merda!

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mercoledì 1 dicembre 2010

Into the wind.. Ays

AYS: background ladro

Ays scappò di casa a 15 anni per vivere una vita avventurosa: con la sua famiglia, in quel lontano e sperduto paesino di campagna, i giorni non trascorrevano mai. E, soprattutto, Ays non aveva intenzione di diventare una semplice contadina come i suoi genitori, i suoi numerosi fratelli, i suoi zii, i suoi cugini, i suoi nonni, i suoi avi … Da sempre, fin da quando ne aveva memoria, sapeva che la sua esistenza non era legata a quei campi immensi e sconfinati, né alla sua terra natale: era votata, piuttosto, all'esplorazione di mondi lontani e all'incontro con creature diverse e inconoscibili per un paesano qualunque. Era rivolta a sfide inimmaginabili, come, per esempio, furti, inseguimenti, scontri. Nemmeno crescendo la vivacità che l'aveva contraddistinta e resa diversa dagli altri fin da piccola si era attenuata, anzi: Ays era ogni giorno più inquieta e i litigi con i suoi genitori si erano fatti sempre più frequenti.
Le dicerie sul suo conto in paese rimbombavano dalle taverne alla sera al mercato alla mattina e nessuno aveva più dubbi in merito: Ays era una ladra. La sua ingegnosità nel preparare trabocchetti, la sua capacità di ottenere informazioni segrete dagli altri, la sua felicità nel superare trappole e aggirare ostacoli, la sua maestria nell'evitare pericoli già nei giochi con gli altri bambini nei boschi vicini, lo sguardo furtivo, il passo felpato, i movimenti rapidi e silenziosi … Tutte queste caratteristiche, tipiche dei ladri, parevano annunciare a gran voce il suo futuro. Le chiacchiere, però, davano fastidio ad Ays, così come i continui rimproveri dei genitori e dei fratelli più grandi sul fatto che non svolgesse mai i suoi doveri in casa e fosse sempre in giro a disturbare la quiete pubblica. E fu così che il giorno del suo quindicesimo compleanno, in quella ventosa mattina autunnale, prima del canto del gallo, Ays sparì dal paese senza dire una parola e senza voltarsi indietro: nessuno le sarebbe mancato. Aveva imparato già da tempo ad arrangiarsi da sola e a non fare affidamento sui suoi simili, soprattutto quando questi, per redimere il suo carattere indomabile, l'avevano promessa in sposa ad un vecchio carpentiere del villaggio vicino. La rabbia per l'ingiustizia che stava subendo si era tuttavia affievolita per lasciare spazio all'astuzia, all'intelligenza e alla calma per elaborare un piano alternativo. Non c'era stato molto tempo per pianificare tutto nei dettagli: nel suo zaino di cuoio, oltre a qualche provvista e alle solite corde, arnesi da scasso e rampini, che aveva imparato ad utilizzare ancor prima di cominciare a parlare, Ays aveva nascosto un vecchio manganello trovato in cantina e buona parte del denaro e dei risparmi che suo padre teneva nascosto sotto ai palchetti di legno in cucina per la dote del suo matrimonio. Dopodiché, infagottata in alcuni vestiti rubati ai suoi fratelli maggiori e avvolta in un mantello per mascherarsi meglio, la ragazza era corsa nelle stalle e si era appropriata senza tanti complimenti del cavallo più veloce della fattoria: il sole non era ancora sorto del tutto che Ays aveva già attraversato come una scheggia tutti i villaggi della zona e si era inoltrata su per le colline, tra i boschi. La cartina che era riuscita a procurarsi non era delle migliori e il percorso non era per niente agevole: ma, per il momento, poco importava. Era fondamentale, infatti, far perdere le sue tracce per sempre e mettere in quelle prime ore di fuga più chilometri possibili tra lei e il paese. Se fosse stato necessario, avrebbe cambiato addirittura nome e si sarebbe spacciata per un uomo.
Ays non seppe mai dire per quanti giorni cavalcò e viaggiò ininterrottamente, evitando vie conosciute e prediligendo foreste e strade cadute in disuso: le ore che si concedeva di riposo erano poche e, anche in quei momenti, dormiva male e il suo sonno era agitato. Non alloggiò mai in locande, né si fermò a parlare con nessuno, se non per comprare del cibo. Si arrestò soltanto quando capì di essere giunta in una città davvero lontana da casa sua: monti, laghi, fiumi, boschi e pianure erano ormai un ricordo del passato. Ora, c'era il mare a dominare il paesaggio, con la spiaggia, il porto, le barche di pescatori e sordide vie in cui aleggiava puzza di pesce. Ays rallentò il cavallo e iniziò a vagare per la città, che si faceva sempre più grande man mano che proseguiva: l'idioma parlato non le era familiare, ma questo non la tirò giù di morale. Vedeva gente che indossava abiti lussuosi e che passeggiava per i viali alberati, paladini nelle loro armature sfavillanti, bellissime dame dalle acconciature sublimi, bambini ben educati che giocavano nei giardini con le biglie. A quanto pareva, artigiani, falegnami, pescatori, tessitori e operai vivevano nella parte bassa della città e quella parte in cui si trovava lei era sicuramente la zona più ricca: tra i tetti delle case affrescate si scorgevano quelle che dovevano essere le guglie di una castello gotico. Ays avrebbe potuto essere scambiata per una di quelle ragazze con quei bellissimi abiti arancioni e rossi se non fosse stato per il suo mantello, i suoi stivali e i suoi indumenti da viaggio, cose per le quali era ora additata da tutti i passanti: timorose, le donne si misero in disparte per lasciarla passare e gli uomini la guardarono con occhi spalancati, senza capire cosa ci facesse un viandante malconcio e ricoperto di polvere da quelle parti su un cavallo nero come la notte. Ays fiutò il pericolo e decise di cambiare strada il più presto possibile, ma il gruppo di paladini le si stava già avvicinando con aria indagatrice, le mani di alcuni già poste sulle else delle loro spade nel fodero. La ragazza notò subito i fili d'oro che drappeggiavano i loro mantelli e le pietre che adornavano le loro armi e si chiese se mai sarebbe riuscita a diventare abile come un cavaliere nel combattimento e ad essere finalmente rispettata e non denigrata per ciò che era.
L'incontro con il suo futuro maestro fu quanto mai rapido e improvviso: Ays quasi non si accorse di esser trascinata giù dal suo destriero e di esser condotta per vie improvvisamente buie e oscure da una presenza al suo fianco, che sembrava sollevarsi dal terreno dalla velocità con cui correva. Per lo spostamento d'aria e il vortice d'immagini confuse e sovrapposte che le si parò davanti (i ricchi signori prima, i vicoli pieni di gatti randagi poi), Ays perse conoscenza. Si risvegliò in una stanzetta in cui la luce filtrava poco e male, disturbata dal cigolio di una lama su una mola e da alcune voci ovattate in qualche camera lontana. Si stupì nel vedere accanto a lei l'uomo che l'aveva portata via dalla strada e dal suo cavallo, ma si sorprese ancora di più nel sentire che parlava la sua stessa lingua. Per un attimo, ebbe il timore di essere caduta nelle mani di un segugio sguinzagliatole dietro da suo padre e cercò istintivamente il suo zaino. Si tranquillizzò soltanto quando le venne spiegato di trovarsi nel covo della segreta gilda dei ladri e di esser stata salvata dalle grinfie dei paladini solo perché quell'uomo, quel ladro, si trovava nelle vicinanze e aveva riconosciuto nel suo sguardo una scintilla che contraddistingueva tutti i suoi colleghi. Una volta sentita la sua storia, le propose di restare nella gilda dei ladri per essere addestrata e per diventare la sua allieva: guarda caso, a lui serviva proprio qualcuno agile e abile come lei che gli coprisse le spalle, una sorta di guardia che aveva il compito di imparare i segreti del mestiere. C'erano molti altri giovani allievi nei sotterranei dell'associazione che seguivano i loro maestri ladri restando nel covo, o accompagnandoli nelle loro missioni. Le venne spiegato che la gilda era un'organizzazione di cui i cittadini e i signori della città non dovevano essere a conoscenza, sebbene sospettassero dell'esistenza di una “scuola” e di un circolo di ladri. Trovandosi senza alternative, Ays accettò e, ben presto, grazie agli allenamenti e alle commissioni che il maestro le affidava, di volta in volta più rischiose e complesse, divenne una dei migliori apprendisti ladri: il suo addestramento, in ogni caso, aveva luogo in città e nei dintorni; non si svolse mai in terre selvagge, in quanto il maestro era a conoscenza del fatto che Ays fosse in fuga e si stesse nascondendo dalla sua gente. In ogni caso, il maestro era convinto del fatto che quella ragazza senza, apparentemente, un briciolo di paura, fosse ormai in grado di difendersi e di volatilizzarsi in un batter d'occhio, se si fosse trovata in difficoltà: ma, come tutti gli insegnanti, si guardava bene dal dirglielo. Nel corso dei tre anni e mezzo in cui Ays imparò e fece esperienza sul campo, il maestro si affezionò alla sua protetta e capì di aver fatto la cosa giusta il giorno in cui l'aveva tolta dalle grinfie dei paladini e dei cavalieri: all'epoca, la giovane era sì predisposta a diventare una ladra, ma, se fosse caduta nelle mani dei paladini, questi l'avrebbero ricondotta subito a casa, senza farsela scappare, una volta scoperta la verità.
Ora, Ays era cresciuta e, anche se la sua costituzione fisica minuta non lo dava a vedere, era diventata una donna a tutti gli effetti e si preparava ad essere accolta ufficialmente nella gilda dei ladri, un passaggio fondamentale e decisivo per il suo futuro. Oltre ad aver messo da parte pezzo per pezzo nel corso di quegli anni l'equipaggiamento iniziale e ad aver dimostrato obbedienza a rispetto al maestro, Ays non credeva in nessun dio e non seguiva alcun ideale: la sua volontà di andare avanti era governata semplicemente dall'opportunità. Ma la giovane ladra non era l'unica ad essere opportunista: difatti, quando al maestro si presentò l'occasione di imbarcarsi in un'avventura che gli avrebbe fruttato molti guadagni, non rifiutò di certo e partì per sempre, dimenticandosi di Ays, del suo addestramento, di quegli anni, della sua prossima promozione a ladra a tutti gli effetti. Se avesse potuto, Ays l'avrebbe seguito e sarebbe andata con lui: la sua partenza repentina pochi giorni prima della cerimonia, così importante per lei, le spezzò il cuore. Il maestro non era soltanto una figura paterna per lei, né un semplice insegnante: nel corso del tempo, il sentimento di ammirazione e di stima che Ays provava per lui fin dal primo giorno si era trasformato. Le bastava restare accanto a lui come compagna di viaggio per essere davvero felice, non pensava a nulla di più. Invece, il maestro se n'era andato senza di lei, l'aveva abbandonata e lasciata a se stessa.
Quel brusco distacco fu troppo per Ays: si sentì tradita e presa in giro per il tempo trascorso lì, in quella che aveva imparato a chiamare casa, tra gente come lei. Affiorò nuovamente e con una forza sconosciuta quella rabbia che l'aveva fatta fuggire dal suo paese, abbandonando tutto: Ays non ci pensò due volte e, sapendo di non aver bisogno di far parte di un gruppo di ladri per esser protetta e per sentirsi qualcuno, tagliò la corda con il suo equipaggiamento di base e i suoi pochi averi la notte prima del grande evento. Per non farsi riconoscere, si tagliò i lunghissimi capelli corvini, che aveva sempre sfoggiato orgogliosamente, dando così al suo volto appuntito tutta un'altra espressione. Con i capelli così corti e scompigliati e gli occhi neri che saettavano inquieti al minimo cigolio alle sue spalle, Ays era irriconoscibile per i membri della corporazione. Non era necessario essere vincolati alle leggi e alle regole della gilda dei ladri, con i loro rituali, i loro dei, le loro usanze: quella setta le stava stretta e le aveva dato tutto ciò che poteva dare ad uno spirito libero e indipendente come il suo. Se fosse rimasta, la gilda l'avrebbe avvelenata e lei sarebbe morta ancor prima di cominciare a vivere.
Non bisognava fermarsi, però, e questa volta non stava fuggendo da un branco di villani sempliciotti: aveva dei ladri alle calcagna, che le avrebbero dato la caccia finché non l'avrebbero trovata. E le conseguenze, a quel punto, sarebbero state le peggiori: Ays aveva udito rabbrividendo le grida che giungevano dalle segrete dalle bocche dei traditori torturati a morte.
Dopo quell'episodio, Ays aveva perso definitivamente la fiducia nei suoi simili, in particolare ladri, e aveva ben chiaro cosa fare della sua vita: c'erano tanti gruppi di avventurieri, ne avrebbe trovato uno e sarebbe partita con dei nuovi compagni per nuove missioni. Di nuovo in fuga, ancora una volta protagonista delle corse attraverso boschi, grotte, gallerie in vulcani spenti: presto sarebbe arrivata al punto di partenza.

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