Data la quasi fine del nostro cammino e dato che NESSUNO e sottolineo NESSUNO ha fatto l'ultimo Pov (malissimo, la prossima campagna sarà stramegaipersuperobbligatorio!!!) inizio con la pubblicazione dei Bg.
Inizio con alcuni stralci di quello di Mk ;)
Al bambino, quando nacque, venne affidato un nome altisonante, per chi ne sapesse leggere l'origine: "luce dalla montagna" potrebbe essere il suo significato secondo la stessa antica lingua che da` il nome Goeh'yama al monte che sovrasta il villaggio di Doun'vik.
Nella regione di Doun, nel "vik" ovvero il suo villaggio piu` grande, nacque questo bambino nella prima ora del primo giorno di sole dopo 5 settimane di bufere di ghiaccio e neve. Era l'inverno piu` rigido che mai memoria d'uomo ricordasse, e in quella terra la gente gode di grande robustezza e saluta non da poco. Era l'alba ed inaspettatamente un sole intenso illumino` il versante opposto al Goeh'yama, sbucando dal grande crepaccio che spacca verticalmente il fiacco meridionale della grande montagna. Non appena la stanza si scaldo` ai raggi lasciati entrare attraverso le piccole finestre liberate dalla neve e private delle pesanti tende, la madre dono` la sua vita a questo piccolo figlio dei boschi.
Sul pavimento, sulle pelli e tra le coperte in cui poco prima la donna attendeva languendo e gemendo, giaceva da solo un piccolo frugoletto, ricoperto di sangue, terra e foglie gia` secche.
Cosi` nascono i figli dei druidi, sebbene questo in particolare possedesse ancora un padre, un uomo del villaggio, che fino all'ultimo suo respiro amo` la donna di cui non conobbe mai l'eta` ma con cui condivise amore, felicita` e un unico figlio. Non si stupi` quando tra le sue dita i capelli che fino ad un istante prima stava accarezzando divennero come sottili felci, appassirono e poi si tramutarono in polvere quando il bambino emise il suo primo vagito.
Commosso, triste e felice, puli` suo figlio con le sue stesse lacrime, mise due delle foglie secche tra le sue braccine ed i gracili fianchi e lo accosto` alla grande lupa distesa poco piu` in la` sul pavimento, accanto all'unico figlio che anche lei quello stesso giorno diede alla luce. Infine, chiamo` i due neonati secondo gli insegnamenti che la sua compagna aveva condiviso con lui: "luce dalla montagna" e "giovane lupo".
Caljyama Doun'Hik. Solitamente lo chiamano Cal'nj Hik, il saggio Cal della valle, ma piu` spesso Cal'manj, il folle Cal.
Nel dialetto della valle, si apostrofa -letteralmente- ogni persona con la sua caratteristica piu` spiccata, in Caliyama la sua saggezza ('nj) o la sua assenza ('manj) quantunque lo si voglia deridere o insultare.
Ma era indubbia la conoscenza che il giovane figlio di druida possedeva in merito a piante, arbusti, bacche, cicli solari e lunari, tempo atmosferico, crescita vegetale ed animale, corsi d'acqua e durezza del ghiaccio, compattezza della neve, resistenza delle rocce, solidita` di una caverna, eta` degli alberi e degli arbusti, fecondita` della terra, purezza del limo e nutrimento delle ceneri, tutto ereditato da suo padre, ma secondo una tradizione di gran lunga piu` antica.
Furono dei Bugbear infuriati ad ucciderne l'unico genitore: un gruppo di pazzi dalla citta` piu` a sud intendevano finanche spaccare la grande montagna pur di ricavarne il massimo quantitativo di mithril possibile, operazione a cui il villaggio ovviamente si opponeva. Fu cosi` che i "cittadini" incitarono molte tribu` di bugbear a rivoltarsi contro il vik ed usurparne il controllo delle miniere; inoltre non sicuri dell'affidabilita` per queste deviate creature, pagarono anche dei mercenari i quali pensarono bene di portarsi dietro qualche coboldo e qualche goblin.
Cio` che avvenne in quei giorni concitati viene ricordato negli annali custoditi nella "sala pubblica" della biblioteca dal vecchio Doqeon, mastro del villaggio, come "le notti degli artigli e delle frecce": il villaggio venne attaccato per 10 notti consecutive, sfruttando la stanchezza della popolazione, la vista fine dei bugbear, la mira dei coboldi e lo sprezzo per la vita dei mercenari. Durante il tramonto prima della settima notte, la capanna di Cal e suo padre situata molto al di fuori dall'abitato, venne raggiunta da una delle bestiali tribu`; l'uomo si stava ancora preparando per scendere verso il villaggio e fu sopraffatto dall'arrivo prematuro dei nemici. Lotto`, eccome se lotto`. Ed ebbe pure la meglio sui due esploratori, ma nonostante il suo temperamento ed il suo desiderio per la vita, non raggiunse mai piu` vivio il villaggio.
Tre giorni dopo torno` suo figlio, l'ancora giovane Caliyama, con assieme il piu` strano esercito che il villaggio avrebbe mai potuto pensare: i fulmini dal cielo rischiararono quell'ultima notte come il giorno della sua nascita e il suolo stesso sembrava animato tanti erano i serpenti, gli scoiattoli, i topi e le creature piu` piccole custodite dall'abbraccio della madre terra a rivoltarsi contro gli usurpatori. Uccelli di ogni dimensione afferravano in volo le frecce e strappavano di mano gli archi ai goblin. Fu una notte gloriosa e col soffio del brezza dell'alba ogni traccia della battaglia e dei nemici svani` tra gli alberi e le fratture delle rocce.
Il giorno che nacque poco dopo fu di cordoglio: le tombe furono scavate, gli amici ed i parenti uccisi adagiati al loro interno ed infine seppelliti della chiara terra di Doun.
Caliyama non era nel paese in quel momento. Era molto piu` in alto, oltre la sua capanna depredata, ai piedi di una rupe, con le mani lacere e sporche della terra che col suo fratello lupo aveva scavato per seppellire suo padre. Due ultime lacrime caddero sul viso dilaniato dell'uomo prima di coprirlo del tutto. Lo affido` alla comune genetrice e sorrise malinconicamente mentre lo vide finalmente assieme alla sua amata compagna morta tanti anni prima.
Tutti conoscevano Uyon'su, il giovane lupo di Caliyama.
Tutti conoscevano Caliyama.
Ma tutti ignoravano cosa avvenne nei giorni prima della "battaglia di terra e luce".
Il giovane Caliyama cerco` l'aiuto dagli uomini, che glielo rifiutarono, e dal bosco. Furono i druidi stessi a farsi trovare la sesta notte dopo la sua partenza, il volto triste ma gli occhi gioiosi. Gli raccontarono subito come la morte sia la ricchezza piu` grande della terra, la nascita la sua piu` possente arma. Il giovane ragazzo decifro` intimamente quelle parole e grosse lacrime gli inondarono gli occhi, gli rigarono le guance e gli bagnarono le mani.
Fu allora che partecipo` al primo rito: la morte e la nascita... di un fiore, che s'allungo` sinuoso dal terreno e sboccio` in pochi batter di ciglia, una corolla scura come gli occhi di un uomo di Doun, ed i petali chiari ed increspati come la pelle di un adulto che ha sempre vissuto tra le montagne. Stringendo le mani di due creature vestite di foglie e corteccia, fu accolto nella cerchia dell'ordine druidico di Doun ed inizio` a parteciparne dei segreti.
Volle, pero`, vivere sempre nella capanna dove nacque e vicino a dove seppelli` suo padre. Mai solo, sempre assieme al suo fratello, un giovane lupo eppure della sua stessa eta`. Si prese cura per anni della vallata, della montagna e delle popolazioni che vivevano o che passavano per quella terra.
Scopri` molte cose al di la` della grande montagna, oltrepassato il passo di Goeh, negli altopiani freddi e ruvidi dove orgogliosi clan di uomini e nani si mettevano da generazioni a dura prova con l'asperita` delle rocce.
Salvo` un'altra volta Doun'vik dalla morte piu` completa, quella che consuma ogni essere vivente dall'interno, risucchiandone e disperdendone la vita.
È acqua lo spirto,
Vena angusto greto,
La carne come Argento.
Morte ardente è l’empio intento.
La "morte ardente" colpi` e quasi consumo` il villaggio in un paio di settimane se i druidi non avessero mandato Cal'nj e un selezionato gruppo di avventurieri a trovarne e debellarne l'origine.
Tutto avvenne verso la fine di un inverno tre anni prima, quando le giornate diventano luminose e l'aria fredda asciuga ogni cosa e ti secca le labbra in un baleno: stregoni, cadaveri rianimati, animali deformi e deturpati ed una voce ... stridula, innaturale, come sangue spremuto tra le crepe di una roccia, come vita compressa e sgretolata dalla pressione di una sorgente. Tre grosse cicatrici sul braccio sinistro sono tutto cio` che ora rimane di quella storia; le miniere furono bonificate e riaperte; il villaggio curato e ristabilito.
Ma poi, il suo nome ancora una da Cal'nj torno` a diventare sempre piu` spesso Cal'manj, ed il folle Caliyama ricomincio` a vivere in disparte, a curare le sue piante ed i suoi animali, a condividere il freddo e la sete col suo fratello lupo.
Gran bella storia!!
RispondiEliminaGrazie.
RispondiEliminaL'ho scritta ancora mesi fa, agli albori di questo gruppo di gioco. Ma devo onestamente affermare che e` una delle migliori storie finora scritte: chiara, concisa, epica in alcuni punti... pur rimanendo una cronistoria, da cui il limitato spazio per lacrime e sorrisi, ovvero per i sentimenti, che pur non mancano.
Forte!
Figehrrimo! ;)
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