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Perfetto. Sono entrato in contatto con i miei soggetti. E’ stato più facile del previsto, uno dei paladini mi ha nominato guida del gruppo, la cosa non può che portarmi dei vantaggi, sia economici, sia per la mia missione.
In questi giorni ho capito che Hommlet è piena di spie, pronte a fornire indicazioni al tempio dei movimenti degli avventurieri di passaggio. Anche se sono passati 15 anni dalla caduta del culto, ormai siamo più forti che mai e possiamo aspirare a prendere il controllo della regione. Finalmente il culto è pronto a risorgere!
I miei compagni sono particolarmente strani. Tra le fila annoveriamo 2 paladini, uno dei quali è piuttosto esotico. Sembra essere più piccolo dell’altro e sicuramente meno potente in forza fisica, anche se sembra il “mistico” della coppia, molto attento alle preghiere e alle riflessioni verso quel smidollato di Heironeous. Mi si è presentato come Frederic e non stento a credere che si chiami così, visto la sua professione.
Il secondo paladino è un robusto umano, che impugna un’arma molto grande e sproporzionata per le sue dimensioni. Alto, enorme e scorbutico: è un paladino atipico, molto meno preso dal culto rispetto il suo compagno. Dispensa oro come fossero noccioline, ma devo stare attento. Anche se non sembra intelligente, sono sicuro che è molto forte, e può portare scompiglio nei miei piani. Il fatto che 2 paladini siano aggregati alla mia compagnia mi rende il lavoro difficile, devo stare attento a mascherare le mie intenzioni. Il secondo si chiama Thor.
Il quarto compagno è una piccola Halfling, svelta e di verde vestito. E’ molto sfuggente, cambia nome in continuazione e sembra che stia sbrigando delle commissioni per conto di un mago, è venuta in questa zona per prendere delle erbe per il suo committente. Ci è stata presentata come Cora, anche se l’ho sentita distentamente presentarsi alla locanda come Eugenia. Sembra molto furtiva e l’ho vista nascondersi in tutta fretta durante i combattimenti che abbiamo affrontato nella giornata.
Il quinto elemento ci è stato presentato con Cora e purtroppo per me è un’Elfa Oscura. Oltre a badare a tutti i problemi che mi possono creare i paladini, devo stare attento che non mi pugnali la notte. E una figura pericolosa nel suo, da eliminare al più presto. Sarà per me un piacere vederla arrancare nel tempio, fino allo sfinimento…
Purtroppo la situazione è precipitata. Sono stato costretto ad avvicinarmi all’avamposto del tempio, cosa che non volevo, poiché le informazioni che avevo mi dicevano che nella vecchia fortezza stava nascendo un piccolo culto e che questo aveva bisogno di tempo prima di essere autosufficiente e poter rivelarsi in tutto il suo potere. Sono riuscito ad avvertire i chierici con un incantesimo, ma ho lasciato loro solo pochissime ore di preavviso.
Appena arrivati alla fortezza ho visto 2 adepti del tempio uccisi davanti all’ingresso. Qui c’è qualcosa che non va. Faccio per avvicinarmi al portone principale delle rovine che veniamo attaccati da un enorme drago blu, che sbuffa piccole scintille dalle narici. Il drago non sapeva di bloccare l’ingresso al tempio, o almeno credo. Comunque era un ostacolo che doveva essere eliminato.
La lotta fu lunga, anche se la cosa si risolse a nostro favore… il drago per poco non uccideva l’elfa, ma purtroppo i paladini sono riusciti a guarirla e a salvarle la vita. Durante il duello sono riuscito a nascondermi e a evitare lo scontro, ma comunque ho aiutato i paladini a fare il lavoro sporco… non sono uno di quei maghi che si divertono a manipolare l’energia, preferisco manipolare le coscienze e agire alle spalle, mi è molto più familiare…
I miei compagni hanno pensato di continuare a esplorare la fortezza, nonostante il mio parere contrario. Allora mi sono infuriato, non solo andavano a curiosare dove non dovrebbero, ma anche vanno contro la mia figura di guida. Sono stato assunto per guidarli alla ricerca di persone scomparse, e loro vanno a ficcare il naso nella vecchia fortezza! Probabilmente le persone scomparse sono state uccise dai sicari del tempio, ma potevo benissimo allontanarli dalla vera pista e portarli fuori regione, visto che conosco molto bene la zona…
Decisi quindi di scomparire e con un piccolo incantesimo divenni invisibile ai loro occhi. Mentre li osservavo feci scappare i loro cavalli, così sarebbero tornati a piedi. Per fortuna non videro l’ingresso segreto, almeno quello è stato nascosto bene…
Per fortuna avevo un piano di riserva: avvertire i chierici. Loro avrebbero organizzato sicuramente qualcosa per accogliere degnamente i miei “amici”…
Lode al Tempio risorto!
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Come raccontare al mondo quello che mi è successo? Come narrare che ho visto la speranza negli occhi della divinità, pronta a perdonare e concedere a me, umile elfo delle foreste una possibilità di redenzione in questo mondo dove il male è di casa? Non lo so, ma forse la cosa migliore da fare è narrare quello che si prova, per avvertire i malvagi e quelli che camminano su sentieri oscuri che esiste la speranza.
Innanzitutto buio. Tremendo, rumoroso buio, capace di portare anche al cuore più nero un senso di abbandono e solitudine, quasi come una prigione mentale, piena di mostri della mente, pronti a divorare tutto quello che resta della tua umanità. Se questa è veramente la morte, se questo è il vuoto che tante culture venerano con paura e timore, devo dire che è malvagio, molesto ed osceno.
Poi, quasi a comando, la luce. Prima una piccola fiammella, che cresce, divorando le tenebre e le aberrazioni nascoste nella notte. Gordo lo Spietato, Anuk il Forte e tutti i demoni che abitano le tenebre ne scappano, rifuggono quella fiamma, che pian piano cresco, fino ad assumere orgogliosa il rango di luce. Calda, solare, piena di vita. Pronta a fare quello per cui è stata pensata. Illuminare.
Ma illuminare cosa? Le tenebre non hanno forma, non hanno sostanza. I miei occhi non possono concepire che ci sia qualcosa nelle tenebre. Ma io ci sono. E se esiste la luce, e io posso vederla, vuol dire che esistono almeno altri 2 elementi imprescindibili della realtà. Lo spazio e il colore. Non esiste più il nero, quel colore pieno di colpe e vergogne, dove gli atroci delitti vengono compiuti, ma esiste il colore della fiamma, la sua vitalità e lo spazio che essa illumina. Oltre a quello niente. Il buio e i demoni.
L’assenza di rumori è la cosa che colpisce di più, quasi offende i sensi, dona e obbliga a piegare la testa in avanti, a rannicchiarsi e piangere, su quello che si è, su quello che si ha fatto in vita e su quello che si ha lasciato dai vivi.
Ma questo cos’è? E’ duro, pieno, consistente. Lo tasto con i piedi, con quella curiosità che mi distingue dalle tenebre che mi circondano. Credo sia il suolo. Quindi la terra esiste, e anche il fuoco. Per forza devono esistere anche i loro opposti, che li rafforzano e li distruggono, in un vortice che noi chiamiamo eternità. Improvvisamente mi viene sete. Il solo pensiero dell’acqua mi fa piegare sulle ginocchia, in preda ad atroci crampi allo stomaco. BERE!
La fiamma si muove del mio dolore, cerca di liberarsi dal supporto etereo che la sorregge.
Si muove, lasciandomi nelle tenebre e nella vergogna. Si sposta per un po’, indecisa su dove andare, come una formica di fronte a troppo cibo, come un coniglio, braccato da un branco di lupi. Essa di sposta, viaggia e vola, attraverso la tenebre, mostrando aberrazioni che i miei occhi non possono sopportare, e che non posso descrivere. La vergogna cade su di me e su quello che vedo, lasciandomi sporco e sudicio, pieno di rimorso e rimpianto su quello che ho fatto. Perché mi sono convertito al Tempio? Perché ho seguito la Triade? Perché ho combattuto i miei compagni, tradendo e nascondendo la verità ai loro occhi? Tutto quello che ho fatto aveva un secondo fine, ero pieno di invidia ed accidia nei confronti di quelli che almeno mi proteggevano. Sono sicuro che qualcuno mi ha anche rispettato in quella vita. Anzi nella Vita. Questa di adesso non è vita, è un cupo esistere che ti porta avanti nell’eterno, o almeno fino a quando la luce non svanisce. Senza la luce i demoni possono ritornare, e sento il loro affanno e la loro fame dentro di me. La loro superbia e il loro desiderio di divorare anime non ha mai pace, sono deformi creature che si aggirano nelle tenebre e nell’ombra, pronte ad accrescere il loro potere a discapito degli altri, di noi poveri esseri viventi, che sono stati catturati dall’ombra. Noi siamo i veri dannati, non possiamo far nulla se non piangere sulla nostra esistenza, con il desiderio e il sogno di morire veramente, il prima possibile, prima che la follia ci renda schiavi di questa esistenza, prima che noi stessi non diventiamo demoni, ombre o spettri dannati.
Dov’è la luce? Dove è finita la mia unica fonte di ragione?
Dopo pochi attimi la vedo, in lontananza, quasi al limite del mio campo visivo. Essa illumina una fonte, pronta a soddisfare il mio desiderio d’acqua. Essa è grande quanto un uomo, e può contenere benissimo un adulto, consentendolo di immergersi completamente.
Mi avvicino.
La fonte è grande, bella, piena di un’acqua strana, luminescente e con una strana luce propria, come se la luminosa essenza di qualche fata abbia deciso di alloggiare in questo posto, come se il destino avesse voluto che quest’acqua assolvesse uno speciale compito.
Per la prima volta riesco a vedermi. Sono lercio, pieno di tagli, sporco e vestito di stracci. Ma la cosa non mi preoccupa, perché non c’è nessuno. Però vedo altro. Mi vedo traslucido, pieno di un’energia che lotta per mantenermi in piedi, vivo e cosciente. Si dipana dal mio cervello e dal mio cuore, per arrivare fino alla punta dei miei capelli. Mi vedo dentro, come quegli strani pesci trasparenti che vivono gli abissi del mare. Lo spettacolo che mi si para davanti è straordinario e inquietante. La mia luce è piena di buio, di luminescenze oscure che di librano dentro di me, con forme tentacolari. Riesco a vedere questo cancro che con forza e coraggio cerca di uscire e prendere possesso di me. Tutte le mie bugie, i miei delitti e i miei misfatti hanno lasciato una tacca dentro di me, che pian piano ha preso la forma di questo mostro tentacolare, senza forma e senza età, lurida escrescenza di quel male che tiene il mondo prigioniero.
Deve essere eliminata.
Ma come posso eliminare questo male? La domanda, una volta formulata, trova risposta immediata. E’ logico, solo dentro la fonte il mio male può essere curato, solo dentro l’acqua posso trovare pulizia e pace.
Mi immergo.
Dolore. Un dolore atroce mi pervade. L’acqua gelida penetra dentro di me, mi attraversa come una tempesta di neve, piena di atroce dolore, di freddo, di bianco. Chiudo gli occhi e grido. Finalmente, dopo un tempo pari all’eternità scopro l’esistenza dei suoni, allora questo posto è reale.
Mi sveglio di soprassalto dal mio grido e guardo. Il mio corpo è nuovamente consistente, pieno di vita e senza colori neri. Le mie vesti luride si sono dissolte e posso alzarmi dal bacile, nudo e senza vergogna. Il mio corpo glabro non percepisce freddo, ma solo l’acqua che gocciola piano piano, formando una pozza attorno a me. L’acqua è tornata opalescente e luminosa, evidentemente soddisfatta del suo operato.
All’improvviso il fuoco, che mi è sempre rimasto accanto, esplode, in un tripudio di luce e colore. Forma un anello sopra la mia testa, e si allarga all’infinito, allontanando e distruggendo i demoni della notte, che fuggono gridando il loro dolore, l’unica sensazione che non hanno mai provato. Il fuoco si allarga pian piano, mostrando quello che prima mi era nascosto. Una sala di vaste proporzioni si mostra attorno a me. Di forma ottagonale, presenta su sette lati delle gradinate di marmo bianco, composte da sette file di sedie, che mi circondano e all’improvviso si riempiono di creature luminose, piene di luce e di beatitudine. L’ottavo lato è vuoto, tranne per uno scranno ciclopico, enorme, apparentemente vuoto.
Inizio a pensare che il mio corpo è nudo, e provo vergogna. Appena il mio pensiero esce dalla mia mente, una forte bufera di neve mi investe, senza provocare in me la minima sensazione di freddo. Anzi, è calda e piacevole, mi avvolge come le ali di un cigno, dandomi riparo e protezione. Per un attimo i miei occhi sono velati, e non vedo quello che accade attorno a me. Non appena li apro, mi scopro vestito di candide vesti, nuove e immacolate. La seconda cosa che vedo è che lo scranno si è riempito, per contenere lui, il Potente.
La vista mi si abbassa, calano gli occhi fino a terra, dove mi accascio prono, pieno di timore e pianto.
Sommo, perché piango?
Non lo immagini?
Il mio corpo? Sono morto? Perché provo dolore alla tua vista? Perché la fonte, perché?
Pensa.
Le mie colpe sono responsabili del mio dolore?
Le tue colpe sono dolore, ma sono gioia, responsabili delle tua redenzione. Senza le tue colpe tu non saresti qui al mio cospetto, senza le tue colpe non potresti parlare con me, senza le tue colpe non potresti andare avanti.
Dove?
Indietro, verso quelli che ti sono stati vicino.
Perché mi vorrebbero indietro?
I miei seguaci sono disposti al perdono. Loro stessi sono maturati in tua assenza, qualcuno mi ha visto addirittura, ha contemplato la mia saggezza, il mio potere, il mio dominio. Ti accetteranno se tu sarai con loro sincero, a cominciare dal tuo nome.
Il mio nome? Cosa centra?
I nomi sono potenti, sono l’essenza stessa dell’essere. Senza nome non esisti, senza nome non sei nessuno. Falsi nomi e identità ambigue sono fonte di inganno, di male. Tu hai visto la forma del male, come ti corrode dentro, ti rende schiavo delle sue malie, ti rende incapace di essere indipendente. Ti condiziona, portandoti al Vuoto e alla follia. Hai avuto un assaggio di quello che ti avrebbe atteso alla fine dei giorni, adesso hai la possibilità di prendere parte alle mie schiere. In cambio voglio da te sono una cosa.
Cosa?
Torna indietro, rimedia al male che hai fatto e vivi secondo giustizia. Non ti chiedo di essermi devoto, ma di sostenere coloro che hai intralciato e distruggere il male che hai creato e che imperversa sulle terre. La Triade non può vincere, il Male non può dominare e gli dei non possono intervenire. Dovete gestire voi il mondo, dovete far luce nelle tenebre, nella notte dell’anima, e portare giustizia. Ora va, e non tornare fino al compimento della tua missione. Tieni le vesti e rendi la tua esperienza pubblica. Parla con i miei seguaci, i miei servitori e se vuoi con i loro amici, i tuoi amici. Ti supporteranno e ti aiuteranno nel momento in cui vacillerai. Sei pronto?
Andiamo.
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Ad un certo punto Irja si riscosse. Non dico che non fosse stata con noi, solo che il suo sguardo era assente, voltato verso mondi che noi non potevamo capire ne fare nostri, verso dimensioni della realtà che a noi possono sembrare esotiche e grottesche. Quello che disse non ci stupì: DOBBIAMO SEGUIRLO.
Con grazia e naturalezza si spogliò, rimanendo solamente con una grezza maglia di cotone a coprire la sua nudità, e si immerse nella fredda acqua che riempiva la pozza. Dopo pochi attimi che a noi son sembrate ore, lo corda con cui era assicurata, nel caso succedesse qualcosa di malvagio tornò da noi, visibilmente vuota.
Con impeto quasi animalesco Thor si tuffò in acqua, per recuperare l’amica. Io e Cora, dopo un attimo di esitazione – siamo entrambi deboli, non propensi a nuotare, ci tuffammo.
Il nero dell’acqua ci riempì di sgomento, mentre la pallida luce che danzava alle nostre spalle illuminava debolmente l’acqua. Procedendo a tentoni, con la paura di scomparire per sempre e oltrepassare il vuoto del mondo, ci dirigemmo verso Irja, procedendo al massimo delle nostre già deboli forze. Sbucammo anche noi dall’altra parte, insieme a tutti gli altri.
Nero. Mostruosamente nero. Solo la presenza dell’acqua indicava una direzione. Pian piano ci issammo sopra il livello dell’acqua e trovammo davanti a noi il buio. Un piccolo borbottio da parte mia e la punta del mio bastone cominciò a rifulgere di luce, calda luce solare. Davanti a me c’era Thor, che correva verso Irja, seduta accanto ad una porta, visibilmente seccata dall’illuminazione che tanto giovava al resto del gruppo.
La porta era evidentemente chiusa. Molto scortese da parte sua.
Cora si avvicinò con il suo solito passo leggero e armeggiò per pochi secondi con la serratura, grazie alla luce della mia torcia improvvisata. La porta devo dire che si comportò bene e non oppose resistenza. La essa un lungo corridoio si allungava nelle tenebre, lungo direzioni a noi sconosciute. Dopo un tempo che sembrò infinito, sentimmo un odore immondo provenire dal basso, segno che il corridoio somigliava orribilmente ad una fogna. Per poco Cora non affondò in quello che in molte culture viene considerato rifiuto non utilizzabile e i contadini lo utilizzano come fertilizzante, il cui nome non pronuncerò, per non ferire i vostri padiglioni auricolari. Sterco.
Dopo un po’ la luce. Eravamo arrivati in mezzo al bosco, in una piccola radura contenente un laghetto, fatto per ospitare i rifiuti proveniente da Hommlet. La cosa più interessante era che le tracce di quello che pensavamo fosse il giudice Goldwing si dirigevano verso la vecchia torre di guardia, evidentemente abbandonata da secoli.
Dalla torre si dipanava un alone, formato da un cerchio di torce che circondavano la radura, illuminando quasi a giorno la zona. Nella radura un mucchio di esseri umani caricavano materiale su un carro, berciando e gridando in un linguaggio che all’inizio non sembrava neanche provenire da questa terra.
Mi avvicinai, tramutato da un mio sapiente incantesimo in una nuvola di gas fluttuante. Scoprii che parlavano in Goblin, cercando di incitarsi a vicenda a caricare il carretto. Notai che tutti erano vestiti di ocra, tranne un umano che si rifugiò all’interno della struttura, circondato da un drappo di colore viola.
Dentro la torre non c’era niente, solo una struttura abbandonata e bruciata da secoli. Gli uomini stavano caricando il carro con delle casse provenienti da un sotterraneo. Mentre mi avvicinavo alla botola, tornai visibile. Maledetto campo anti-magia!!! Per fortuna ero riuscito a mascherarmi con un drappo ocra che avevamo recuperato alcune settimane fa, altrimenti non sarei qui a parlare di questa storia.
Dopo un po’riuscii a scappare verso i miei amici, nel bosco. Dopo un piccolo battibecco su cosa fare, decidemmo di tornare in paese e parlare con Rufus di quanto succedeva nel bosco.
Non ci vogliono ricevere!
Goldwing è a capo della città!
Bertrand è nella locanda!
Le cose iniziano a farsi confuse, i giorni si mescolano.
Rufus ci riceve.
Goldwing non è il capo della comunità.
Bertrand legge il libro troppo in fretta.
La cosa è abbastanza sospetta.
Sembra quasi che abbiamo perso un giorno. Il problema è dove! Sembra che tutta la zona sia soggetta a variazioni locali temporali, sempre più marcate. Se prima mancavano delle ore, adesso mancano dei giorni interi. Decidiamo di cercare Bertrand.
Per disgrazia mi allontano da solo nella locanda. Ovviamente sono precipitato in un altro tempo, ma spero che i miei amici mi conoscano già, così posso in qualche modo “ricominciare”.
3 anni avanti.
150 indietro.
50 indietro. Conosco Bertrand da giovano, è un novizio sbarbatello. Lo avverto del pericolo che potrebbe affrontare tra 50 anni. Gli dico di cercare il libro e distruggerlo prima che accada qualcosa di malvagio. Non mi crede. Ormai è ovvio che la causa scatenante di queste cose sia il libro stesso. Come Goldwing modifichi il tempo attraverso esso è ancora oscuro, forse è lui l’emanazione materiale del libro stesso, responsabile delle modifiche temporali. Può essere. Lui è il libro, evocato dalla magia stessa che riempie quelle empie pagine.
Di nuovo 150 anni indietro.
Aspetto.
2 giorni fa! Incontro i miei amici nel passato. Il libro è già stato aperto, ma le modifiche di tempo non sono ancora in atto e il giudice ci aspetta dentro la casa del rilegatore. Avverto i mei amici del tutto. Sono tutti sconvolti, anche se Irja sembra capire quello che dico. Preparano un piano di battaglia, in modo che il giudice non possa scappare!
1 giorno fa.
Sono stato di nuovo catapultato casualmente dentro il passato, ma ad una distanza accettabile. I miei amici hanno vagato nel tempo anche loro, finché ci siamo trovati in questo posto, in questo luogo. Ci deve essere qualcosa che possiamo fare. L’unica cosa che sappiamo e che la torre non è stata ancora svuotata, e che probabilmente il giudice è li che orchestra tutto. Dobbiamo muoverci, perché c’è il rischio che veniamo catapultati in un’altra epoca, dove non potremmo fare niente. Speriamo che Goldwing ci segua in questo viaggio temporale, altrimenti non lo troveremmo mai.
La torre è integra. Forse viaggiando nel bosco siamo tornati indietro, perché non è stata ancora distrutta dall’incendio. Chissà chi mai le darà fuoco…
Entriamo nella botola, dove ci attende una lunga serie di corridoi, pronti a farci perdere. Individuo velocemente eventuali fonti magiche, che ci portino dal giudice. Seguendo gli angusti corridoi passo davanti a quelle cose che verranno caricate nel carro tra qualche anno, per essere portate chissà dove.
Una porta.
Gentilissima anch’essa, si lascia aprire con estrema cortesia.
Oltre essa, una vasta sala, con 2 altari. Ci aspettano. Goldwing, il rilegatore e una decina di scagnozzi, pronti a farci la pelle.
Lo scontro dura poco. Il fulmino uno sgherro che aveva cercato di avvicinarsi un po’troppo, mentre il giudice cade ai nostri piedi, colpito a morte dalla furia di Thor. Il resto è storia.
Scompare tutto.
Torniamo in quello che potrebbe essere il nostro presente. La stanza è deserta, i corridoi son deserti, gli oggetti sono stati portati via. Saliamo in superfice. La torre è ancora integra, segno che con il passato non abbiamo ancora chiuso, che la nostra presenza in un altro tempo ha lasciato le cose variate. Ciò non va bene. Bisogna sempre che il passato non cambi, altrimenti le conseguenze sul futuro possono essere disastrose.
Muovo docilmente la mano, con noncuranza, come stessi allontanando una mosca troppo insistente. Un gesto segreto, imitato più volte da voltagabbana e vagabondi, che hanno cercato inutilmente di spacciarsi per maghi o incantatori.
La torre esplode, in un tripudio di fuoco, mentre l’intera struttura viene annerita del fuoco. Noto con soddisfazione un sorriso sulla bocca dei miei amici. Adesso possiamo andare avanti.