KOOS-Sicht
Anno di gloria 1432 dell'era corrente
O gloriosi dei del firmamento, o Heironeous dall'invincibile lama, ascolta il racconto di Koos, tuo ultimo servo e giustiziere.
Errando nel tunnel, scavalcando pietosi corpi di abbiette creature sconfitte da giuste mani, mi trovai in una sala dal male impetuoso. Ondate di malvagità correvano lungo l'etere, nauseando i miei sensi e provocandomi nient'altro che cupo livore.
Qui trovai i miei degni compagni di cerca: un servitore del Sole, nostro alleato ed amico, un selvaggio dei boschi, implacabile a vedersi con la sua fulgida lama incorrotta, un uomo, vestito di foglie, con una profonda saggezza negli occhi pieni di sapienza e due donne. Una, povera e leggiadra fanciulla, giaceva senza vita alle porte della sala, stupenda nella morte come lo era stata nella vita e un' altra, più sporca e provata dalla fatica, nascosta lungo un muro, intenta a non fissarmi.
Con degna deferenza e saggia educazione mi presentai ai miei inaspettati compagni di avventura, portando loro conforto nelle per la carne e per lo spirito, alleviando i loro dolori e il loro lungo patire.
In fondo alla stanza delle gemme, di coloro del prato e del cielo, luccicavano incorrotte in piena luce, mandando raggi di purezza lungo il vasto salone. Tutt'intorno un altare cupo e maligno, pieno di segni di corruzione e di malvagità.
Io, umile servo, insieme all'uomo saggio, che gli dei hanno deciso di nominare sotto la nomea di Calijama, che la sua stella rifulga lontana di luce benigna, decisi di prendere le gemme.
Sordido tranello!
Appena le sacre gemme furono rimosse dall'empio luogo, i bracieri rifulsero di magico fuoco, emettendo un fumo mai visto, pesante agli occhi e gravoso all'olfatto che subito annebbiarono la nostra vista e il nostro giudizio. Cercammo disperatamente un uscita: nella foga, in preda a un sacro furore, il selvaggio, nato dalla stirpe del Goeth, uomini forti e coraggiosi, spezzò l'empio altare, allietando i miei occhi. Dopo quel che sembrarono pochi attimi, cadde a terra, in preda a una forte tosse, per poi svenire rumorosamente ai nostri piedi.
Piano piano caddero accanto a me tutti quanti: Calijama e il suo amico selvatico, un enorme lupo delle selve e Torvald, il sant'uomo.
Rimasi solo io a brancolare nel buio, alla disperata ricerca di un appiglio per non svenire. Raggiunsi la porta e cercai disperatamente un passaggio o un meccanismo. Chiunque abbia fatto questo tranello fu un grande maestro dell'inganno, degno di essere a pieno titolo un servitore di demoni. Finalmente trovai una leva in metallo, ma mentre stavo per tirarla per permettere la nostra salvezza, caddi a terra, in piene convulsioni, tossendo e svanendo nell'oblio.
Ci svegliammo dal magico torpore. Fui l'ultimo ad alzarmi, i miasmi dell'incantamento avevano avuto più presa sul mio corpo mortale. All'improvviso comparve uno spettro, orribile a vedersi e ad ascoltarsi. I miei valorosi compagni lo conoscevano, mi dissero in seguito che l'empio era un tale Sismass, foriero di sventura e di dannazione. Accanto a lui uno spirito nero, abbietto e tremendo a vedersi. Sembravano alleati, o per lo meno erano concordi sullo scopo finale: la nostra morte per mano delle loro sordide mani corrotte. Sismass schioccò le dita e il barbaro attaccò il saggio uomo: il sortilegio era potentissimo, poiché Aaron sembrava considerare Calijama come maestro e saggio. L'attacco fu tremendo: clangore di metallo contro metallo, di denti sbrananti, di sangue rosso e vitale che andava sprecato. Alleato contro alleato, amico contro amico, fratello contro fratello: il sangue correva copioso.
Dopo un po' di tempo rimasero a terra Torvald, schiacciato dalla lama di Aaron e Calijama, sbranato dal suo compagno di vita, il possente lupo. Anche lui era caduto nel potente sortilegio dello spirito maligno. Rimasi io in piedi, circondato da nemici, sempre più debole, affaticato tagliato e ferito. Ero molto stanco, provato.
Alla fine la creatura mi tocco con malignità, ghignando con la sua sordida bocca, pronunziando parole nella Lingua Oscura. Fui sopraffatto.
Ci svegliammo: fu tutto un sogno architettato dal malvagio potere del posto!!! Fummo tutti scossi, meravigliati dalla potenza dell'incantamento: avevamo tutti sentito che stavamo morendo, le nostre lame penetrare nella carne dei nostri amici, la loro linfa vitale venire sottratta per mano nostra.
La porta era nuovamente aperta: io e Calijama prendemmo le gemme e Aaron, dimostrando una leggiadria che non sembrava avesse le sistemò seguendo le nostre indicazioni nei fori lasciati nel volto valoroso dei due eroi. Quasi immediatamente la porta si aprì, lasciando intravvedere un salone più piccolo del precedente: qui la malvagità sembrava molto più concentrata che altrove, sulle pareti si trovavano i simboli di Pelor, alcuni dei quali rovinati e sfregiati apposta da qualche creatura dell'abisso.
In fondo alla sala un altare. Mentre ci stavamo dirigendo la per vedere se fosse possibile compiere il rito tosto apparve un' ombra, figlia dell'abisso: dopo un inutile preambolo ingaggiò la lotta con noi. Fu uno scontro epico: i nostri colpi non la sfioravano: solamente gli affondi più potenti di Aaron riuscivano a colpirla: dopo un po' di tempo al suolo giacque il corpo esanime di Calijama, seguito da quello di Torvald. Immediatamente mi precipitai verso di loro, riuscendo a tamponare la ferita, salvandoli dalla morte certa e dall'oblio senza fine. Per l'enorme lupo grigio non ci fu nulla da fare: la mia conoscenza dell'arte medica non riuscì a salvarlo dalla morte dell'eroe, che seppur bella e degna di essere cantata nei poemi e nelle canzoni è pur sempre dolorosa e straziante per i sopravvissuti.
La creatura decise di colpirmi, dopo che a mio dire prese molte ferite a causa della mia sacra lama. Purtroppo i suoi attacchi mi sopraffecero e caddi, nel limbo dell'incoscienza, in attesa della mia ultima chiamata da parte del Valoroso.
Buio, buio, buio...
Luce, luce, voci: sentii chiaramente la voce di Aaron che parlava con qualcuno: che sia anche lui caduto contro la bestia? Che anche lui abbia raggiunto la terra degli avi?
Mi trovai nel salone, circonfuso di luce. Il posto era notevolmente migliorato: profumo di fiori e di beltà aleggiava nell'aria, la luce risplendeva, i segni di Pelor erano tornati al loro posto, intatti e fiammeggianti. Il miracolo era stato compiuto! Torvald era sopravvissuto e aveva letto la santa pergamena, la dolce e leggiadra creatura tornava a vivere e i suoi effetti benefici erano spanti con profusione in tutta la stanza, allietando i nostri cuori e curando le nostre ferite.
Non ci rivelò mai il suo nome, sapevamo solamente che il padre era il conte William, che gli dei lo abbiano in gloria, che sia ricoperto da ogni bene e benedizione. Parlò con noi per molti giorni, senza tregua, ma ad ogni domanda che le porgevamo rispondeva ad enigmi, come per burlarsi di noi.
In una sala attigua trovai dell'oro, insieme a un nodoso bastone, che Calijama reputò molto importante e pieno di mistico potere. La sala era una volta la stanza del capo del tempio, ma ormai la polvere del tempo aveva ricoperto tutto, obliando i ricordi e la beltà del posto. Qui il malefico potere del terrore senza nome che avevamo sconfitto non aveva intaccato nulla e la purezza del posto era stata preservata.
Ci dirigemmo fuori dalle catacombe, uscendo da una torre in rovina, pericolante, piena di buchi nel tetto e di pietre mancanti. Dopo un benefico bagno nel fiume, che ci ristorò non poco, sia nello spirito che nel corpo, poiché Aaron, in brutte condizioni dopo il possente combattimento era pieno di malefici tagli e avrebbe rischiato un infezione pressoché incurabile, se non avesse agito in fretta, ne uscì praticamente guarito, in forma e pronto a partire.
Ci dirigemmo verso il Goeth, dove la fanciulla ci aveva indicato di andare, sempre secondo la sua enigmatica volontà. Sostammo circa quattro notti e ciò permise a Calijama di trovare un altro compagno, un possente lupo bianco, che per poco non ci sbranò su un alto passo dell'altopiano.
Tornammo a valle e Calijama si allontanò da noi: quando tornò ci disse che la fanciulla andava riportata dal padre, per poter concludere la missione affidata dal suo maestro, un saggio che non mi fu permesso di vedere. Nel paese in fondo alla valle, trovammo le mappe della zona e scoprii che ci attendevano 2 settimane di lungo cammino per riportare la ragazza nel suo luogo natio, dove sarebbe stata coronata di regali insegne e di eterno onore.
Durante il viaggio di andata scoprimmo molto cose sul nostro mortale nemico: Sismass infatti non fu malvagio sempre. Nacque come creatura benevola e potente, mandato dalle fate per compiere una particolare cerca. Fu li probabilmente sopraffatto dal maligno e costretto a diventare quello che ora è; chissà che non ci sia redenzione per la sua povera anima dannata, che non ci sia scampo per il suo oblio. O morte onorevole, abbraccia lo spirito di Sismass e dona pace alla sua anima immortale!
Heironeous, ascolta la supplica del tuo umile servitore!!!
Poco prima di partire per la città del conte, a lui sia gloria, tentai di aiutare Aaron a comprare una spada nuova, migliore della sua. Purtroppo il ragazzo ha scelto bene e l'arma da lui desiderata aveva un prezzo proibitivo per le mie tasche, che pure non sono vuote. La faccia che Aaron fece quando seppe che neanche il mio oro avrebbe potuto comprare la sua lama mi spezzò il cuore. Anche lui riusciva a provare dispiacere nonostante la sua ruvidezza.
La mappa mi prese fuoco nelle mani!
Comparve uno gnomo, galleggiante nel' aere, dotato di arcani poteri. Si rivelò su richiesta di Aaron, dopo che lui risolse un indovinello posto dallo strano personaggio. Non so perché fece questo gesto, ma il suo stile mi infastidisce. Cercherò di essere comprensivo con lui e portarlo alla ragione, ma sarà un' ardua impresa.
Resoconto scritto da Koos, umile servo di Heironeous l'Invincibile, nell'anno di gloria 1432 dell'era corrente.
Nessun commento:
Posta un commento