Spostati Nano di Merda!

Spostati Nano di Merda!

martedì 14 febbraio 2012

Pow Last Session!

Lasciato alle il villaggio di Clanferon, seppelliti - laddove possibile - i loro morti, gli avventurieri superstiti, i due paladini, Thor e Friederich e la sfuggente halfling Cora, si ritrovarono in un'era confusa, che non dava riferimenti di alcun tipo, se non che la cittadina era disabitata come l'avevano trovata all'inizio e che il Maestro Betrand non c'era. La decisione che unanimente fu presa, dopo un momento di riflessione, fu di ritornare ad Hommlet, in modo da provare a cercare qualche punto di riferimento - in base per esempio ai reggenti - e qualche viso amico - Bertrand, semmai fossero stati nell'epoca giusta e se fosse stato lì-. Giunti che furono al villaggio, si recarono prima al castello per trovare saggezza nelle parole di Rufus, il mago, il quale si fece trovare in uno stato che poco lasciava dubitare sulla sua attività alcoolica della sera precedente. Dopo una conversazione tanto interessante quanto infruttuosa, decisero di andare alla locanda che doveva essere dismessa, e così la trovarono, poi a quella dove trovarono, imperitura a sconquassamenti spazio temporali, la proverbiale cordialità di Marydosen, la quale li accolse con la solita cortesia degna di un pontile del peggior porto, ma che diede loro una notiza insperata: Bertrand era lì. Una volta ordinata la cena, servita dalla locandiera con la consueta delicatezza, i tre decisero che bisognava verificare effettivamente la presenza del Maestro nell'edificio, per cui toccò a Thor salire nel piano delle camere, sopra la sala comune, a cercare Betrand. Dopo qualche tentativo rivelatosi poi un buco nell'acqua, finalmente il paladino trovò la stanza del Maestro il quale, interrotto nelle sue preghiere, gelò il suo allievo per l'interruzione poco gradita, ma poi fece lui capire che non era in possesso del diario di Solas e che l'epoca in cui si trovavano era quella attuale, sempre se si può definire così. Passata la notte, chi dormendo, chi commemorando l'amica perduta, chi meditando, i tre avventurieri del gruppo di partenza si trovarono nella sala comune anche con Bertrand. Erano pronti per recarsi alle rovine del tempio del Male Elementale, luogo che in effetti non avevano mai visitato, quando la loro partenza fu ritardata dall'arrivo di un halfling il cui arrivo in paese fu già annunciato dalla cortese, per toni e maniera, voce della locandiera. Era Lothar, un halfling che poi si rivelò essere fratello, o quantomeno parente di Cora, apostrofata poi col nome di Felana (Giulia sul serio non ricordo, te ga più nomi che skei!!), e portavoce della tribù, o meglio clan, che aveva dato loro i natali. Ottenuta dai paladini la protezione di Cora, ottenuta da quest'ultima la parola che avrebbe indagato sui misteri di un male che si sta risvegliando ed, infine, ottenuta dai paladini la sorveglianza della sorella, Lothar lasciò il paese, così come il gruppetto. Bertrand, superstite e vincitore dell'ultima spedizione al Tempio, fece strada con sicurezza verso le rovine del tempio, ma la notte sopraggiungeva, e gli avventurieri sapevano che non era cauto sfidare le insidie celate nell'oscurità, ragion per cui si fermarono in un villaggio, per meglio dire un gruppetto sparuto di tre case, cercando ospitalità. Vennero accolti da un gruppo di vecchietti che non esitarono ad offrir loro riparo; l'attenzione dei paladini però, fu subito colta dalla strana consistenza dell'aria, che sembrava essere pregna di una strana essenza: erano in guardia. Il vecchietto che si rivelò più arzillo confidò loro che la notte era impossibile non solo uscire, ma persino tenere le finestre aperte, infatti queste ultime erano visibilmente sprangate, a causa di dei rumori, come di uno sciame che come fiume in piena investiva l'edificio, che causò la scomparsa dei vicini. Il gruppetto passò la notte tutto in una stessa stanza, con turni di guardia, con il preciso obiettivo di ripartire all'alba del giorno dopo per andare a fondo della faccenda. Giunta l'alba, i due paladini e l'halfling, seguendo la guida sicura di Betrand, guinsero senza indugi alle rovine di una struttura che il Maestro spiegò essere stata un avamposto convertito dalla missione di distruzione del tempio. Percependo distintamente una grossa aura maligna provenire dal edificio diroccato, il gruppetto, capeggiato da Bertrand ed i suoi due allievi, decise di farsi strada tra l'oscurità. Scendendo, gli avventurieri si trovarono di fronte uno scenario non proprio aspettato: nebbia, molta, che rendeva l'aria tanto tangibile quanto umida, un suono di corna lontano ma tremendamente incalzante, strano liquido appiccicoso che fuoriusciva dalle crepe del pavimento e che poi, dopo un'attenta occhiata, era abbondante un po' dappertutto, soprattutto intorno alle strutture architettoniche. Il gruppo si dispose in fila indiana, Friederich, seguito da Thor e Cora, capeggiava la piccola carovana chiusa da Bertrand. Camminarono su pavimenti a dir poco instabili, sia per spessore, sia per consistenza, tanto che dopo qualche metro, il peso di Thor lo fece scivolare verso il basso, che corrispondeva all'ignoto, ma Heironeus guidò la sua mano ad un appiglio che gli fece sì evitare il peggio, ma al contempo notare in lontananza una strana struttura appesa al soffitto che poco non attirò l'attenzione del cavaliere. Ristabilita la carovana, il gruppo si trovò di fronte ad una delle due scale a chiocciola che Betrand sapeva essere una via certa per poter discendere, ma davanti a loro trovarono l'imprevisto: un dedalo tanto confuso quanto radicato di liane e piante rampicanti avvolgeva completamente le scale. Senza perdersi d'animo Bertrand estrasse lo spadone, col preciso scopo di scovare un varco, quando l'occhio attento di Frederich, fece in modo che la sua mano non fosse colta da un ramo che la stava per circondare ed afferrare. Grazie all'acutezza del paladino, il gruppo venne messo in guardia sulle piante, ragion per cui la volontà iniziale di Betrand di creare un passaggio, mutò in quella di debellare l'abominio. Impugnate torce e armi taglienti, i paladini si prodigarono per creare un passaggio, ma le piante dimostrarono non solo di essere più che semplici rampicanti, ma di sapersi difendere. Liane e rami fecero per afferrare Bertrand, il primo della fila, ma fu salvato dalla prontezza di Frederich, le cui percezioni sembravano guidate da Heironeus in persona. Vedendo tuttavia che la pianta non demordeva, il gruppetto decise di cambiare scala. Arrivati all'altra scala a chiocciola, Betrand fu più deciso e netto: diede subito fuoco con veemenza alle piante, che si difesero. La difesa del Maestro paladino consisteva nella spada di Frederich, la quale tranciò di netto un ramo che stava per avvilupparlo e dalla potenza di Thor, che con una martellata colpì un punto nevralgico della pianta, dal quale sgorgò linfa. Una volta scesi al piano di sotto, sempre accompagnati dal rumore del corno che suonava, dalla consapevolezza che la nebbia avvolgeva tutto e tutti in una letale penombra e che le ragnatele erano infiammabili, finalmente, dopo del tempo, scorsero, grazie alla vista acuta di Cora, qualcuno in corrispondenza di quella struttura notata all'inizio da Thor, nella sua quasi caduta. Era un trono, l'avevano visto tutti ora, seduto sul quale, a testa in giù, si dondolava in modo convulso, rapido e ritmico. La figura era umanoide, era lontana, ma lasciò subito intendere che non aveva difficoltà a muoversi a testa in giù e la sua volontà bellicosa. Una volta più vicina, si scoprì che il losco figuro, dallo sguardo folle, iniettato di sangue quanto di ansia, era il maestro di Bertrand, la prova che, a discapito delle parole di Rufus, anche il più buono può venir corrotto. Il nemico (di cui onestamente no go capì el nome!), per prima cosa, apostrofò Betrand con frasi irridenti, poi fece in modo di evocare i suoi "amici": addentrandosi sempre di più all'interno ed in profondità nella struttura, gli avventurieri vennero a conoscenza che la struttura architettonica principale era sì esistente, ma non poteva prescindere dalle enormi ragnatele che sì la avviluppavano, ma che le conferivano enorme stabilità; capirono anche che un eventuale danno alle ragnatele poteva compromettere l'integrità dell'intera struttura. Coerentemente con l'ambiente circostante, il Maestro empio, chiamò a sè alleati tanto piccoli quanto numerosi, gli avventurieri riuscirono a distinguere, tra la nebbia - nel frattempo infittita - e la poca luce, tre sciami distinti di aracnidi, i quali puntavano dritti i paladini. Non sentendosi più protetta, Cora decise di affidarsi al suo istinto, piuttosto che alle pesanti armature dei compagni, quindi si tuffò in mezzo ad un cumulo di piante, sperando di non esser vista. La sua azione non fu vana, Betrand e Frederich corsero verso il nemico sfidando la strettezza del camminamento, la sua scivolosità e le insidie che poteva celare sotto fatiscenti assi di legno. Thor invece volle assicurarsi che i ragni non attaccassero Cora, infatti, torcia in mano, decise di frapporsi tra lo sciame e l'halfling, garantendole la fuga. Mentre i primi due paladini continuavano ad avanzare, Thor si fece spazio nello sciame utilizzando la torcia, in modo tale da essere vicino ai compagni. Nel frattempo, il malvagio cavaliere, aveva evocato 6 demòni, i quali volavano intorno alle sue braccia nella stessa maniera in cui gli uccellini cinguettano intorno ad un pesco fiorito. Bertrand e Frederich decisero di avvicinarsi con un approccio più studiato al nemico, quindi camminarono verso di esso, ma l'intelaiatura di ragnatele ed assi cedette, e li fece trovare a testa in giù. Thor invece puntò ad un approccio più diretto, dopo una breve rincorsa spiccò un salto verso il nemico, senza ahilui fare i conti con le creature infernali alate, le quali lo afferrarono e artigliarono, portandolo in aria. Gli sciami di ragni nel frattempo avanzavano: uno in direzione di Cora, che nel frattempo, trasportata dalle piante che sembravano rifuggire i ragni, era finita al piano di sotto; uno si eclissò nell'oscurità, l'altro puntava Thor, il paladino più arretrato come posizione. Mentre Betrand e Frederich cercarono di liberarsi tranciando le ragnatele, Thor disarcionò tre demòni su sei, il suo peso fece in modo che lo mollassero, la sua forza che si riuscisse ad afferrare all'estremità del baratro che voleva in principio saltare e che lo separava dal suo nemico. Liberatisi, Frederich e Betrand, dovettero fare i conti con un grande ragno, grosso all'incirca come un granaio - tra zampe e torace - che prima li immobilizzò con la sua tela, poi cercò di attaccare Cora, che nel frattempo stava esplorando il piano basso, cercando di capire la disposizione e la costruzione dell'enorme ragnatela, che sembrava avere una zona nevralgica in corrispondenza del baratro in cui stava finendo Thor. Lo scontro evolse con l'uccisione del ragno da parte dei due paladini in basso, e con Thor che stava sì per risalire a livello del nemico principale, ma che fu, costretto da una pedata sulla mano, fatto cadere in basso. Il suo peso unito alla gravità fece il resto, si trovò incastrato nel pavimento misto di tela e legni, con uno sciame che lo avvolgeva, e con i demòni che lo tormentavano con i loro artigli tanto piccoli quanto penetranti. La situazione sembrava in pieno controllo delle forze del male fin quando Cora, guidata da un po' di coraggio misto curiosità, non recise una grossa ragnatela che, come un tirante, sembrava sostenere una parte di struttura dove stavano anche Thor, il paladino decaduto e Frederich. Precisamente come se avesse subito la rottura di un tirante, la struttura collassò addosso a Thor, Frederich gli cadde sopra. L'ex maestro, trovatosi allo stesso livello delle sue nemesi, non esitò ed approfittare della situazione per ferire molto gravemente Frederich, che già era stato fiaccato da altri ragni, richiamati dall'entità maligna. Betrand, una volta ucciso il ragno che minacciava Cora, si precipitò verso il suo vecchio maestro, - ma non fece in tempo a salvare la vita del suo discepolo Frederich, il quale, dopo un combattimento strenuo e stoico, nel quale Thor, nel frattempo rialzatosi devstò con due martellate il trono del nemico, dal quale Cora vide volar via qualcosa, cadde sotto gli empi colpi del nemico - saltò il baratro che lo separava da quest'ultimo e Thor, invischiato nella tela dei ragni, e si frappose. Cora nel mentre, era intenta a fuggire dallo sciame di ragni che l'aveva puntata, e correva lungo uno stretto e scivoloso camminamento. Betrand fu colto impreparato da due fendenti vibrati dalla spada con l'elsa d'osso del suo vecchio maestro, il quale colpiva con odio viscerale ed empio il suo un tempo allievo. Betrand stramazzò al suolo, salvando però così Thor, ancora invischiato nelle appiccicose tele dei ragni. Il maestro stava per passare a lui quando quest'ultimo, incanalando l'energia positiva di Heironeus, diede linfa vitale al suo maestro, il quale si potè rialzare e riprendere lo scontro. Rinvigorito dalla fede, Thor, in un unico gesto, squarciò le tele che lo limitavano e balzò in piedi. Sentendosi in pericolo, il nemico fece per spingere Betrand, di nuovo colto alla sprovvista dall'azione inaspettata della sua nemesi, il quale però fu fermato dalla mole di Thor che, puntati i piedi, divenne un muro inamovibile. Messo alle strette, il nemico fuggì, con la sua capacità di camminare, proprio come un ragno, a testa in giù, si rifugiò sotto il pavimento, ma non aveva fatto i conti con la furia di Thor il quale con una prima martellata disinterò la già fragile struttura, e con un secondo colpo, carico di energia positiva, sconfisse definitivamente il nemico..

(oh, magari ho fatto casino, ma l'ho scritto in pausa studio, per cui abbiate pazienza, sennò prossima volta fè voi e rangeve! :p)

5 commenti:

  1. ottimo ottimo ottimo...
    peccato per Fabio che è passato nelle aule di Mardos, in attesa dell'ultimo giorno... almeno è in compagnia, visto che l'ultimo giorno è in ritardo.
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  2. ah, si... dopo aver parlato con il master (sempre sia maledetto), ho deciso di cambiare classe.... niente più ladro, ho optato per qualcosa di più decisivo...

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  3. Riassunto lungo ma ricco di dettagli: quelli che preferisco! (e ciò rende orgoglioso l'autore della mini-avventura)

    Si capisce che l'hai scritto di getto e che non è stato ri-editato (ovvero controllo degli errori grammaticali e dei typo, sistemazione della consecutio temporum e pulizia di eventuali ripetizioni), ma risulta ottimo. Se, poi, ci sono inesattezze sugli eventi, queste sono davvero trascurabili!
    Che dici, trovi il tempo per sistemarlo un po'?

    In ogni caso, grazie grazie :)

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